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Buongiorno

14.10.2018 - Buongiorno Irpinia

Alto Calore: l’acqua è poca ma le "papere" di Ciarcia comunque galleggiano

La notizia (sorprendente) non è tanto nella denuncia delle associazioni dei consumatori , quanto nelle risposte dell’Amministratore Unico dell’Alto Calore, Michelangelo Ciarcia, da un paio di mesi al vertice del più sgangherato e clientelare carrozzone politico dell’Irpinia e del Sannio.

Cominciamo dai consumatori. Contestano l’aumento delle tariffe dell’acqua: un provvedimento vessatorio nei confronti degli utenti, a loro dire, deciso dall’Ato per fare cassa a compensazione delle diseconomie provocate dalla pessima gestione della Società idrica sull’orlo del fallimento.

Di più e di peggio: si contestano diverse cifre riportate nel Piano di ristrutturazione dell’Alto Calore, numeri che non sarebbero aderenti a quelli esposti in bilancio. Materia complessa sulla quale indagherà, comunque, la Procura della Repubblica, cui le associazioni hanno indirizzato il loro esposto-denuncia.

La risposta sorprendente dell’Amministratore Unico è in due punti sostanziali.

Il primo è che Ciarcia, mentre si dice certo della correttezza di tutte le procedure, sia per l’aumento delle tariffe che per la perfetta aderenza delle cifre del Bilancio alle previsioni del Piano di ristrutturazione, sottolinea che egli non ha partecipato alla precedente fase di vita della Società (ma non era presidente dei revisori dei conti?), e che comunque vanno verificati i dubbi sollevati dai rappresentanti dei consumatori. Insomma le sue certezze vacillano un attimo dopo essere state ostentate: se ha dubbi lui, a maggior ragione potrebbe averne la magistratura inquirente.

Il secondo punto è nell’annuncio che l’Alto Calore, "su sollecitazione dei sindaci", sta organizzando "un piano straordinario di lettura dei contatori con l’impiego di tutti i dipendenti disponibili". "Una task force - tiene a precisare Ciarcia - che in sei mesi controllerà la posizione delle nostre 210mila utenze. Contiamo così di far rientrare tutti i morosi".

Ora, al netto della generosa aggettivazione (piano "straordinario" di lettura dei contatori) l’Amministratore Unico, a sua insaputa, ci racconta una storia apparentemente inedita, ma soltanto perché è stata ben coperta per decenni dagli uffici dell’Alto Calore e, naturalmente, dai suoi vertici aziendali.

La storia è che tra le diverse centinaia di dipendenti del carrozzone politico-clientelare la figurina del "letturino" è praticamente scomparsa. Così come, via via nel tempo, si è sempre più assottigliato l’esercito dei "lavoratori di strada" mentre in misura esponenziale si è infoltito l’esercito degli "uomini di scrivania" e dei dirigenti: un numero scandaloso di promozioni che ha fatto aumentare a dismisura i costi del personale, incrementato l’area dei nullafacenti o facenti pochissimo a costi esagerati, e abbassato gravemente il livello complessivo di produttività dell’azienda, oltre alla capacità - appunto - di recuperare i crediti "anche" attraverso la puntuale verifica dei consumi da parte dei "letturini" purtroppo scomparsi.

La storia che Ciarcia non racconta, invece, è quella di una dirigenza aziendale che se ne è stata buona e zitta ad assistere, magari addirittura collaborando, alle magagne della classe dirigente politica che ha spolpato l’Alto Calore per alimentare un sistema elettoralistico-clientelare irpino che non ha pari in Italia. Peraltro aggiungendo al danno la beffa, attualissima, di ritrovarci alla guida dell’Alto Calore le espressioni operative della medesima classe dirigente politica che ha portato la Società sull’orlo del fallimento.

Nota finale. Le tariffe aumentano per decisione dell’Ato Calore Irpino e intanto il commissario dell’Ente d’Ambito si liquida ben 131mila euro di adeguamenti d’indennità e buonuscita.

Tanto, Signore e Signori, mentre l’Amministratore Unico, Michelangelo Ciarcia, chiede ai sindaci con le pezze al culo dei nostri comuni squattrinati di ricapitalizzare l’Alto Calore. Ma ci faccia il piacere.