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Buongiorno

21.12.2017 - Buongiorno Irpinia

Attenzione: l’Acquedotto Pugliese continua a fregare l’Irpinia

Buongiorno, Irpinia.
In buona sostanza le cose stanno come segue. Da oltre un secolo le due principali sorgenti irpine, Cassano e Caposele, forniscono acqua all’arida Puglia, sia per l’uso potabile che per l’irrigazione: una quantità enorme che con il raddoppio della Pavoncelli è ulteriormente aumentata.
C’è di più: la Puglia da anni “annega” nell’acqua irpina e l’Irpinia, da altrettanti anni, spesso e chiaramente malvolentieri è costretta a soffrire la sete. La medesima sofferenza è riservata ai suoi fiumi, ai quali non sempre viene garantito il cosiddetto minimo vitale d’acqua.
È storia vecchia. Sullo “scippo” dell’Acquedotto Pugliese, che nel frattempo è diventato una Spa pubblica di dimensioni colossali, sono state sprecate enciclopedie di polemiche, con il risultato che da decenni stiamo andando di male in peggio.

Chiariamolo subito al fine di evitarci la lezioncina da parte del Pierino di turno. Il fatto che le sorgenti siano in territorio irpino non significa che l’acqua sia di proprietà irpina. È un bene, come tutti sanno, dello Stato, che viene gestito da società pubbliche od anche private secondo regolari concessioni e convenzioni che coinvolgono gli enti territoriali regionali.
La novità di questi giorni, riemersa per un emendamento alla Finanziaria di alcuni deputati pugliesi e che ha fatto arrabbiare non poco il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, è l’ipotesi di una grande società pubblica che dovrebbe gestire tutti gli acquedotti del Sud.

Ora, sul piano teorico, la filosofia del progetto non è affatto campata in aria. Una soluzione del genere potrebbe portare alla soluzione produttiva di moltissime diseconomie. Insomma, ne guadagnerebbero in bolletta gli utenti e in efficienza il servizio. Il ministro del Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, ha spiegato bene e in più occasioni perché l’idea va condivisa e sostenuta.
A destare preoccupazioni – da qui la rabbia di de Luca – è piuttosto la marginalità nella quale il progetto confina i territori, come l’Irpinia, sedi di sorgenti idriche.
In altre parole, si ha la sensazione che l’Acquedotto Pugliese innanzitutto continui imperterrito nella sua cinica politica di sfruttamento dell’Irpinia senza tenere in alcuna considerazione i legittimi bisogni di questo territorio.

De Luca ha promesso battaglia e per ora i due soli politici irpini che si sono schierati al suo fianco sono la presidente del Consiglio regionale, Rosetta D’Amelio, e il deputato Angelo Antonio D’Agostino. C’è da sperare, a prescindere dalla campagna elettorale alle porte, che almeno su un tema di questa portata ci sia una larghissima mobilitazione politica e istituzionale.