31.08.2018 - Buongiorno Irpinia
In tutta onestà, prima di andare a comprare un’auto usata presso il Municipio di Avellino attualmente governato dai 5 Stelle, almeno per le cose viste fino ad ora, non metterei da parte l’intenzione ma ci penserei su tre volte invece delle proverbiali, prudentissime due.
Non riesco a puntare il dito contro il sindaco Ciampi. L’ho scritto e lo ripeto: quest’uomo è una Bella Persona, pulita, seria, sinceramente ispirata dal desiderio di fare cose buone per la sua città, rigorosamente guidata da sani principi politici, dall’etica della gestione alla difesa del bene comune.
I problemi purtroppo sono due. Il primo, già altre volte sottolineato, è che nel nostro sistema democratico, più generalmente in democrazia, per governare serve disporre di una maggioranza. E Ciampi non ce l’ha.
Il secondo problema attiene ai 5 Stelle per come sono politicamente, aggiungerei ideologicamente, strutturati. Hanno in testa un modello che può funzionare in una dimensione utopica, non in quella reale. Si è visto, d’altra parte, cosa è accaduto a livello nazionale dopo il 4 marzo: Di Maio, il candidato Premier e capo politico del Movimento, s’era intestardito a voler fare un governo da solo, anche qui senza disporre dei numeri necessari. Il ragionamento che egli faceva era lo stesso che in qualche misura fa oggi Ciampi: non ho la maggioranza, ma le cose che propongo sono talmente belle e buone che votare contro significa votare contro gli interessi dell’Italia (di Avellino, nel caso del sindaco).
C’è nella loro testa, insomma, questa di idea della propria infallibilità che è una presunzione senza fondamento, una pretesa assurda. In qualche modo ricorda certi comunisti d’una volta (ma anche di oggi: vedi il consigliere comunale Arace, ad esempio): noi siamo i depositari della verità assoluta, il resto è falsità.
Ciò detto, però, fanno specie le critiche che arrivano a Ciampi dal Pd avellinese, ovvero dal partito e dagli uomini (e donne) del partito che ha consegnato il Comune nelle mani dei 5 Stelle. Se la città ha bocciato sonoramente quella gente, una ragione deve pur esserci. Eppure, quella gente – dico gente nell’accezione letterale del termine, senza alcuna allusione negativa – aveva messo su un esercito di circa 250 candidati. Pensate: 250 contro trenta 5 Stelle. È gente che gli avellinesi evidentemente non volevano, e probabilmente, mai più vorrebbero al governo della città.
Certo, non è possibile andare avanti così. Stiamo assistendo ad uno spettacolo di varietà che però non diverte e, tragicamente, non fa nemmeno piangere. Annoia soltanto.