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Buongiorno

22.06.2018 - Buongiorno Irpinia

Forza, Ciriaco: entra nel Pd, caccia “Enze”, e mettici ordine e “pensiero”

Le parole sono pietre. In politica possono diventare macigni, specie se chi le pronuncia ha una innata tendenza alla bugia.

È il caso dell’ex senatore avellinese Enzo De Luca. Lunedì scorso ho scritto per Orticalab un commento nel quale, tra l’altro, riprendevo un passaggio delle dichiarazioni rese da De Luca al quotidiano “Il Mattino” in merito alla vicenda elettorale di Avellino.

In buona sostanza, egli auspicava la costituzione di un gruppo consiliare unico del Pd con dentro tutti i consiglieri eletti nelle sette liste che appoggiano il candidato sindaco Nello Pizza. Il mio commento, su questo specifico aspetto, è stato che De Luca – con quella proposta – stava favorendo il passaggio dei De Mita nel Partito Democratico, considerato che tra le sette summenzionate liste ce ne sono due demitiane che hanno fatto eleggere quattro consiglieri al primo turno.

Ora, che De Luca possa auspicare il rientro dei De Mita nel Pd, dopo dieci anni di “esilio”, non rappresenta affatto chissà quale scandalo, e ciò nonostante i trasformismi e le tonnellate di volgari contumelie che Ciriaco e Nipote hanno vomitato su quel partito in tutto questo tempo. Oltre tutto, l’ex senatore è sempre politicamente vissuto all’ombra di De Mita e Mancino, e non poteva essere diversamente, per cui c’è poco da sorprendersi.

Il problema, piuttosto, è un altro. Una volta letto il mio commento su Orticalab, De Luca mi ha intrattenuto mezz’ora a telefono per spiegarmi, seppure non richiesto, che era stato frainteso dai giornalisti de “Il Mattino”: egli voleva dire gruppo consiliare unico del Pd da costituire tra i soli consiglieri comunali eletti ed iscritti al Pd. “Sei proprio sicuro, senatore, che questo è il tuo pensiero?”, gli ho chiesto. Risposta, in vernacolo avellinese: “E che, sò scem’ io? Ricominciamm’ cò De Mita! Ma pè favore...”.

Confesso di avere il difetto di dar credito a tutti fino a prova contraria. E di avere anche un altro difetto, invero: quello d’incazzarmi senza pietà con chi fa abuso del credito ottenuto. Quindi, confesso d’essere molto incazzato con il signor Enzo De Luca. E il motivo è il seguente.

Ieri mattina ho letto un’intervista all’ex senatore, raccolta stavolta non da “Il Mattino” ma dal “Quotidiano del Sud”. Ecco una delle risposte, correttamente virgolettata, alle domande del cronista: “… Spero che la presenza del segretario Martina (ieri, ndr) favorisca la partecipazione al ballottaggio e il voto per il centrosinistra. In secondo luogo, che aiuti il Pd e le liste collegate a capire che in Consiglio bisognerà convergere in un gruppo unico”.

Eccolo qui, il “Pinocchietto Enze”, che si fa ripescare con le mani nella marmellata. Perché, cari lettori, delle due l’una: o l’ex senatore De Luca ha seri problemi con la lingua italiana, ossia pensa in un modo e trascrive il pensiero in senso opposto, cosa che invero escluderemmo del tutto (basta, infatti, sentirlo, parlare); oppure, semplicemente, dice bugie. Oltretutto gratuite, le bugie, dal momento che ce ne può fregar di meno se egli intenda o non riportare De Mita nel Partito Democratico.

E allora, e in conclusione, ribadisco al riguardo il mio pensiero, in lingua italiana elementare con qualche variante in vernacolo mirabellano: mi auguro con tutto il cuore che De Mita (Ciriaco, chiaramente) approdi nel Pd, a prescindere da come il suo regime clientelare ha ridotto l’Irpinia. E me lo auguro per due ragioni.

La prima è che la presenza di Ciriaco nel Pd, nonostante i suoi novant’anni quasi novantuno, può certamente portare un po’ di pensiero politico in un partito di spensierati dilettanti allo sbaraglio, rispetto ai quali perfino i Cinque Stelle nostrani – ed è quanto dire – ci fanno la figura di illustri accademici della politologia internazionale.

La seconda ragione è che Ciriaco nel Pd farebbe cacciare a calci in culo i farisei come De Luca e compari i quali, sullo stile del giovane di Rignano sull’Arno, hanno distrutto, oltre al partito, la speranza di una provincia.