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Buongiorno

29.06.2018 - Buongiorno Irpinia

Il rischio di Ciampi? Un governo pieno zeppo di in... ciampi

In una intervista apparsa ieri sul Corriere del Mezzogiorno, il Capo politico dei 5 Stelle, nonché Vice Premier e Superministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, ha parlato anche di Avellino.

Rispondendo all’ultima domanda del cronista ha detto: “Avellino è una medaglia al petto, la Terza Repubblica che sconfigge la Prima. Su Avellino si erano schierati contro di noi i potentati di De Mita e Mancino, che volevano continuare a gestire il Comune come un loro feudo. Il sindaco eletto Vincenzo Ciampi ha cambiato il corso delle cose e sono certo che sarà capace di formare una giunta forte, coesa e preparata che risolva i problemi della città”.

Non si può dire che l’analisi di Di Maio non sia corrispondente alla nuda, sostanziale verità. Il Movimento 5 Stelle è di fatto riuscito in un’impresa che, ad esempio, il centrodestra ha sempre fallito, perfino ai tempi degli splendori del Pdl di Berlusconi e soci, e non ultimo con Stefano Caldoro padrone assoluto della regione Campania. Probabilmente, si potrebbe riflettere, in Irpinia il centrodestra è sempre stato – sotto sotto – un po’ complice di Mancino e De Mita. Ma questa è un’altra storia.

Tuttavia, ancora nella risposta all’ultima incalzante domanda del giornalista, Di Maio non scioglie il nodo che rischia di complicare la vita amministrativa del sindaco Ciampi. Questo potrà metter su la migliore giunta del mondo, ma resta il problema dei numeri che non tornano in Consiglio comunale. Il sindaco 5 Stelle non ha una maggioranza. O almeno non l’ha ottenuta dalle urne. La Grande Ammucchiata costruita intorno al Pd e che ha sostenuto Nello Pizza, infatti, ha conquistato 18 consiglieri: se questa sommatoria restasse compatta, Ciampi andrebbe in affanno già con i primi provvedimenti di competenza del Consiglio, comunque con il Bilancio. In ogni caso, la sua finirebbe con l’essere un’Amministrazione ‘alla giornata”, senza visione e respiro strategico, come dicono i “dottori” della politica.

Per l’edizione di oggi di Orticalab ho scritto un lungo commento al riguardo. Chi ne fosse interessato può trovare lì l’approfondimento della mia opinione.

Qui vorrei soltanto ribadire un concetto, del quale non ho affatto la titolarità, che credo sia largamente condiviso. Il concetto è che per i Cinque Stelle, oggi al governo del Paese assieme alla Lega, è finito il tempo della protesta: la quale, generalmente, è molto più facile dell’arte della proposta. E, soprattutto, è estremamente più semplice dell’arte di amministrare. Altro, infatti, è la sensibilità di capire ciò che non va e il coraggio di denunciare; altro è la capacità di governare i processi e di dare risposte, appunto amministrative, ai problemi delle persone e delle comunità.

Ora, per tornare al caso di Avellino, e concludere, in democrazia il presupposto dell’arte di amministrare è la disponibilità di una maggioranza numerica che avalla e conferisce forza di legittimità alle scelte dell’esecutivo. Il problema del sindaco Ciampi è che una maggioranza allo stato dei fatti non ce l’ha. Cosa intende fare: andarsela a cercare volta per volta sui singoli atti? È una strada certamente consentita dalla legge. La domanda, però, è: è una strada che può portare lontano e fare gli interessi della città? La mia opinione è No. Tutto qui.