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Buongiorno

29.04.2018 - Buongiorno Irpinia

L’Irpinia e le baby gang: ma perché ci meravigliamo?

Ogni qualvolta accadono in Irpinia fatti di cronaca che coinvolgono minorenni, si grida alla sorpresa: come se i nostri ragazzi fossero diversi da quelli di Napoli o di Milano. Sfugge il dettaglio, o si fa finta d’ignorarlo, che c’è una omologazione dei comportamenti, soprattutto tra i giovanissimi, indotta e accelerata dalla forza dei social e che, per ciò stesso, non fa distinzioni di latitudini.

Le ragazze che si prostituiscono, gli studenti che in classe minacciano e umiliano i professori, le baby gang che prima si scambiano WhatsApp di sfida e poi si affrontano nei pub o davanti all’ex Eliseo, come è accaduto ieri l’altro nel capoluogo, li trovi ormai nel paesino dell’Alta Irpinia come nelle metropoli. E agiscono tutti allo stesso modo. Perché, è questo il dato, nel male come nel bene attingono tutti alle medesime fonti, agli identici modelli comportamentali. È l’altra faccia del web, quella negativa.

Ciò detto, mi pare quanto meno inopportuno continuare a puntare l’indice contro le forze dell’ordine e contro le istituzioni scolastiche, come molte famiglie fanno anche nella provincia irpina, peraltro con una veemenza degna di miglior causa. Cosa può fare l’autorità scolastica al cospetto di genitori che difendono i propri figli se mortificano gli insegnanti? E cos’altro potrebbero fare i rappresentanti delle forze dell’ordine oltre ai controlli sul territorio e ai servizi di prevenzione cui da sempre adempiono? Si può pretendere che ci sia un carabiniere o un poliziotto 24 ore al giorno dietro ogni ragazzo potenzialmente – diciamo così – oltremodo “vivace”?

Tutte le analisi sociologiche concordano sul crescente disimpegno, non della scuola o delle forze dell’ordine, ma proprio delle famiglie. Insomma, se i genitori prestassero un po’ di attenzione in più ai propri figli, senza derubricare a normalità comportamenti decisamente censurabili, avremmo di certo più persone e più strumenti dissuasivi su cui far leva per evitare il peggio.

È la solita “predica” moralistica? Sarà pure. Resta il fatto che più quei pulpiti tacciono tanto più aumentano gli episodi di devianza dei minorenni. Una relazione forse c’è. O no?