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Buongiorno

06.07.2018 - Buongiorno Irpinia

Non tirate la corda con Ciampi

Salvo complicazioni, martedì prossimo il nuovo sindaco di Avellino, Vincenzo Ciampi, dovrebbe finalmente insediarsi: un parto alquanto lungo, ma dovuto a motivi di ordine squisitamente logistici.

Brevissimi dovrebbero essere i tempi successivi per la formazione della giunta: da due ad un massimo di quattro giorni. Ciampi s’era impegnato in campagna elettorale per un profondo cambiamento, non solo nel merito, ma anche nel metodo della politica amministrativa. La composizione dell’esecutivo sarà, in questo senso, il suo primo banco di prova. Mai come in questa occasione s’adatta l’antico adagio del “chi bene inizia è già a metà dell’opera”.

Tempi brucianti per il varo dell’esecutivo significa uscire dal rituale delle trattative con il Manuale Cencelli sul tavolo. Se le parole esprimono pensieri genuini, la strada non dovrebbe presentarsi in salita. Nella fase del ballottaggio, infatti, tre ex candidati sindaci – ossia Luca Cipriano, Sabino Morano e Dino Preziosi – avevano detto a chiare lettere che avrebbero appoggiato l’esponente dei 5 Stelle senza chiedere niente come contropartita. Ora, al momento che da che mondo è mondo le complicazioni in politica sono sempre nate dalla spartizione del potere, qui in teoria, non essendoci potere da contendere, bisognerebbe mettersi d’accordo essenzialmente su un programma.

Sappiamo che le cose non stanno proprio così. Sappiamo che il problema è che il sindaco non ha una maggioranza precostituita. E che andarsela a cercare di volta in volta sui singoli argomenti toglierebbe visione e valenza strategica all’azione amministrativa.

Forse, però, non tutti sanno, tra i gli attori protagonisti del nuovo Consiglio comunale, che Ciampi, per cultura e formazione politica, non è persona da compromessi al ribasso. Egli è onorato di fare il sindaco e ringrazia. Ma non è il tipo che si lega alla poltrona. La sua priorità è Avellino. E se non ci fossero le condizioni di sicura e trasparente agibilità per andare avanti, non esiterebbe nemmeno un attimo a rassegnare il mandato.

Perseguire il “cambiamento” nell’accezione di una diversa “mentalità politica” significa anche questo. E, d’altronde, i 5 Stelle o si qualificano per una diversa cultura di gestione della cosa pubblica o sono destinati a scomparire. Perché dovrebbero esserci loro, infatti, e non quelli che c’erano prima?