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Buongiorno

19.02.2018 - Buongiorno Irpinia

Perché al Sud i Cinque Stelle sono al 38%

Buongiorno, Irpinia.
Ho delegato all’altra parte di me, Mila Martinetti, il compito di trattare in satira il caso De Mita-Famiglietti. Ovvero la vicenda di un consumato leader politico anti-renziano e di un deputato quarantenne, più renziano di Renzi, che dopo anni di reciproci insulti si ritrovano a far campagna elettorale sottobraccio. Non perché abbiano rivisto criticamente le rispettive posizioni e sposato un progetto comune per l’Irpinia e per l’Italia. La ragione, molto volgarmente, è che hanno invece bisogno di scambiarsi un po’ di voti tra Camera, dove è candidato il nipote di Ciriaco, e Senato, dove stavolta corre Famiglietti. Niente di politico, tutto di personale. Alla faccia della coerenza, della credibilità e dell’affidabilità.

Ma tant’è: anche ciò spiega perché, perfino nelle realtà territoriali, come la nostra, in buona misura caratterizzate dal voto clientelare, stavolta spira forte il vento Cinque Stelle. È un dato comune all’intero Mezzogiorno, che accredita i pentastellati al 38 per cento: una rivoluzione, se le intenzioni di voto si tradurranno in voti reali, che inciderà profondamente sulla mentalità dei cittadini del Sud prima ancora che sugli equilibri politici in questa area del Paese.

Insomma, mentre il Partito Democratico e i suoi alleati continuano con la nenia del voto utile contro le derive populiste e bla bla bla, c’è un’Italia di tutte le età che è stanca di sentire proclami, oltre tutto ancronistici, e sceglie un voto di “rottura” più che di protesta.

Rottura con la classe dirigente politica del passato e con gli eredi che reincarnano la cultura di quel ceto politico. Rottura con l’inganno dell’attesa di Godot su cui padri e figli della medesima razza politica vivono e prosperano da oltre mezzo secolo.

Questa chiave di lettura disegna, per altro verso, anche l’immagine patetica di quei capibastone e sottocapibastone irpini che ancora s’illudono, o semplicemente millantano, di poter orientare il voto dei tanti cittadini che continuano a ritenere sudditi.

È anche in questa incapacità di comprendere la stanchezza dei cittadini e di decifrare il vento che tira che si può misurare la distanza dalla realtà di una classe dirigente politica molto prossima alla mediocrità.