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Buongiorno

26.02.2017 - Buongiorno Campania

Sanità: serve la guerra totale, non solo ai delinquenti del cartellino

Buongiorno Campania. Buongiorno comunque, anche se non si può dire che oggi sia proprio un buon giorno. Siamo finiti – noi Campania – sulle prime pagine di tutti i giornali nazionali, dopo che ieri le Tv ci avevano aperto i telegiornali con questa storiaccia dei 55 arresti e di un centinaio di indagati per assenteismo all’ospedale Loreto Mare di Napoli. Intanto – per la cronaca – non possono consolarsi Avellino, Salerno, Caserta e Benevento: a turno, ed ancora nel mondo sanitario, anche le altre provincie – in tempi recenti – hanno dato il loro “contributo” allo scandalo dei furbetti del cartellino. E a proposito: ma perché continuare a chiamarli furbetti? Medici che se ne vanno a giocare a tennis e risultano regolarmente in servizio, come è accaduto al Loreto Mare; altri che registrano la presenza in ospedale e nel frattempo “arrotondano” nelle cliniche private; infermieri colti a far la spesa grazie ai colleghi che gli hanno timbrato il cartellino avendone in cambio lo stesso servigio il giorno dopo; amministrativi con il dono dell’ubiquità che lavorano contemporaneamente – ovvero nelle stesse ore degli stessi giorni – nelle strutture sanitarie e in altri luoghi privati: tutta questa varia umanità non può cavarsela con l’etichetta di “furbetti”. Questi sono autentici mascalzoni. E bene ha fatto l’ex governo Renzi – seppure i decreti attuativi siano più recenti – a prevederne il licenziamento immediato.

Diciamoci la verità: non se ne può più di questi figuri, che oltre a succhiare come parassiti il sangue pubblico (provate a verificare quanto costano!) sporcano l’immagine della stragrande maggioranza dei lavoratori del pubblico impiego che fanno il loro dovere, spesso molto più del loro dovere, proprio per compensare le delinquenziali latitanze di questa gentaglia.
Finiamo sulle prime pagine dei giornali nazionali, con questo nuovo scandalo della Sanità, proprio mentre il governo regionale della Campania sta producendo uno sforzo straordinario per far salire i livelli essenziali dell’assistenza negli ospedali e nelle strutture territoriali. Da una parte c’è chi tira la carretta, sia a livello politico-amministrativo che operativo; dall’altra chi inquina l’ambiente, fornendo argomenti formidabili che fanno passare in second’ordine l’immane lavoro dei primi.

Quand’era sindaco di Salerno, l’attuale Governatore della Campania fu ribattezzato “Sceriffo” per l’intransigenza e i modi rudi che utilizzava nei confronti dei parassiti del pubblico impiego e di quei cittadini molto pretenziosi nei propri diritti ma altrettanto distratti nell’osservanza dei doveri. De Luca aveva capito tutto: dalle nostre parti, al retaggio d’una certa cultura burocratica borbonica si è aggiunta, negli anni del “dominio” clientelare della politica, la convinzione del diritto all’impunità di quella categoria privilegiata di lavoratori riconoscibile con il nome di “Raccomandati”.
Sarà un caso, ma nelle storie dei furbetti del cartellino è altissima la percentuale di gente che ha in Tizio e Caio il riferimento politico perfino ostentato. Il dramma è che questa gente non ha alzato bandiera bianca nemmeno di fronte alle dichiarazioni di guerra dello Sceriffo De Luca: segno che si sente ancora protetta dai residuati delle baronie politiche che continuano ad occupare gli avamposti della Sanità regionale.

E allora non c’è dubbio che regga: il Governatore deve intensificare la lotta a questa “ricreazione infinita” che regna in molte aziende ospedaliere e in altrettante aziende sanitarie locali. Certo, non può farlo in prima persona e non possono bastare i suoi generosi blitz che pure ottengono apprezzabili risultati. Da uomo di mare qual è, egli sa benissimo che il pesce puzza dalla testa: è lì che deve verificare e colpire. Anche perché se ne può essere certi: al di là dei mascalzoni del cartellino, che vanno buttati fuori senza pietà, non foss’altro per giustizia nei confronti dei lavoratori coscienziosi e dei troppi giovani disoccupati, più si scava nelle realtà sanitarie locali più si scoprono sacche di incapacità operative, ove non si tratti di lassismi diversamente interpretabili, che accumulano diseconomie destinate a pesare sia sul bilancio regionale che sulla stessa qualità dell’assistenza.
Insomma, caro Governatore, come Lei ben sa, le rivoluzioni costano sangue. E la rivoluzione nella Sanità, da Lei annunciata e sinceramente voluta, potrà riuscire e sortire effetti benefici soltanto al prezzo del sangue. L’importante è farlo versare alle persone che sbagliano: che non sono esclusivamente i parassiti del cartellino.