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Buongiorno

18.02.2017 - Buongiorno Irpinia

Toh! Il malato “Moscati” dà segni di ripresa...

Buongiorno Irpinia. Perdonatemi la digressione, che non è autocelebrativa, ma lo avevo scritto in tempi non sospetti che il nuovo direttore generale del “Moscati”, Angelo Percopo, ci avrebbe stupiti.
Anche se i primi effetti pratici saranno concretamente valutabili tra un paio di settimane, la riorganizzazione dell’azienda ospedaliera sta passando dalla fase ideativa a quella attuativa. E’ una rivoluzione silenziosa, quella di Percopo, che mira essenzialmente ad ottimizzare quanto prima i servizi senza dover attendere il miracolo, se mai ci sarà, dello sblocco del turnover.

Il manager lo aveva anticipato il giorno del suo insediamento: al “Moscati” c’è carenza di personale, ma c’è anche una grave carenza di organizzazione. Voleva significare che, intanto, sarebbe stato possibile migliorare i livelli essenziali di assistenza utilizzando al meglio la pianta organica che c’è. Per carità, senza rinunciare all’obiettivo di nuove assunzioni, che sono indispensabili per tradurre in servizi di eccellenza le tante potenzialità della struttura ospedaliera. Ma anche senza starsene con le mani in mano laddove è possibile recuperare produttività: in certi comportamenti non proprio ortodossi, ad esempio, di quella parte del personale, di certo minima, che via via nel tempo ha perduto la spinta propulsiva della coscienza dei doveri, indulgendo troppo – di converso – alla pretesa dei diritti. Con il garbo che gli è congeniale, Percopo ha lasciato indovinare tutta l’intransigenza del suo stile di manager nei confronti dell’ozio, tanto più se furbesco. “La ricreazione è finita”, insomma, è stato il suo messaggio mai ufficialmente comunicato, ma decodificabile dagli ordini di servizio di attuazione dell’Atto aziendale.

Primo tra tutti, quello che avvia la rivoluzione del settore più sensibile di ogni ospedale: il Pronto Soccorso. Da marzo, Emergenza e Urgenza saranno unificate in unico Dipartimento. E’ una scelta logica funzionale ad ottimizzare la complementarietà dei due settori. Di conseguenza, ad aumentare la produttività, quindi il livello di assistenza, utilizzando nella nuova unità operativa i dipendenti attualmente dislocati in due diverse strutture: la somma di due debolezze numeriche per comporre una forza meglio adeguata alle esigenze di servizio. Non si sopperisce alla carenza di organico, che è patologia cronica del “Moscati”; intanto – per stare nella metafora – si abbassa il rischio degli effetti devastanti d’ogni malattia in fase acuta.

E’ sulla essenzialità di questo presupposto che saranno via via fissati gli altri pilastri del modello organizzativo di Percopo. Quando poi arriveranno le assunzioni, tutto il lavoro predisposto servirà ad accelerare l’ulteriore innalzamento dei livelli di assistenza.
Ma c’è di più nella rivoluzione silenziosa del direttore generale. C’è il pieno coinvolgimento dei primari, almeno di quelli disposti a tirare la carretta senza deprimersi se le mani si spellano e le unghie si rompono. Ce ne sono di primari con il fiato lungo al “Moscati”. E su di essi Percopo ha puntato: ben sapendo che i generali possono elaborare ottime strategie, destinate però a rivelarsi inutili se non siano state preventivamente condivise dai capitani che dovranno guidare le truppe sul campo. Condivisione e motivazione: due incentivi straordinari specialmente in tempi di vacche magre, come quelli scanditi dall’ormai decennale blocco del turnover. Idea semplice, alla portata di tutti, ma che non tutti possono realizzare. La condizione indispensabile è che non si abbiano vincoli politici, se non di corretta politica istituzionale. Ed è questa l’altra energia propulsiva presente nel motore del direttore generale. Lo aveva detto all’atto dell’insediamento e vi sta tenendo fede: “Il mio unico riferimento politico coincide con l’unico, doveroso riferimento istituzionale: il presidente della Regione”.

E’ questa la strada corretta da seguire. Anche perché è l’unica che ci conduce alla individuazione delle responsabilità: sia per le cose che vanno bene, sia per quelle che vanno male. Significa che staremo ad osservarla con attenzione, direttore Percopo. Con l’auspicio di dover scrivere sempre note di apprezzamento come quella odierna. Ma senza indulgenze, ove ne ricorressero documentate circostanze.