menu

Buongiorno

25.06.2017 - Buongiorno Irpinia

Un esempio per tutti: espellere quei tre profughi spavaldi e picchiatori

Buongiorno, Irpinia. Le cronache di ieri hanno riportato una notizia che dovrebbe indurre non solo a provvedimenti adeguati ma anche ad una più attenta riflessione sullo stato di corretta integrazione degli immigrati nella nostra provincia.
Tre profughi senegalesi, poco più che ventenni e ospitati presso un centro di accoglienza di Venticano e di Sant’Angelo all’Esca, hanno aggredito una giovanissima coppia in piazza Kennedy ad Avellino. La ragazza, peraltro, è risultata visibilmente incinta, dettaglio niente affatto trascurabile ai fini della classificazione degli energumeni in oggetto.

Tutto è accaduto perché i tre hanno ritenuto di poter rivolgere apprezzamenti volgari alla donna senza provocare la reazione verbale del suo compagno, che non ha mancato di sottolineare lo stato di gravidanza della ragazza. Da qui l’esplosione di violenza dei profughi (?) che hanno colpito con pugni sia lui che lei. La fuga della coppia in un negozio ha evitato il peggio, come hanno raccontato i testimoni.
Gli agenti della Volante, tempestivamente avvertiti, hanno potuto individuare e trasferire i tre in Questura. Verbalizzazione dell’accaduto. Fine della puntata. Per ora si sa che grazie a Dio, nonostante il pugno all’addome, non ci saranno rischi per la gravidanza della giovane.

Non è la prima volta che piazza Kennedy offra spettacoli di volgare spavalderia maschilista ad opera di giovanotti troppo disinvolti e “palestrati” per non far sorgere qualche dubbio sulla corretta qualifica di profughi. E in ogni caso, profughi o meno, cambia davvero poco.
Il problema è un altro. L’Irpinia è stata sempre molto accogliente nei confronti dei tanti poveri disgraziati giunti da Paesi tormentati da guerre e repressioni di massa dei regimi dittatoriali. Le manifestazioni di protesta non sono mancate, ma quasi sempre hanno avuto motivazioni più che legittime: non possono essere sottaciuti e sottovalutati, ad esempio, i rischi igienico-sanitari derivanti sia dalla carenza di controlli agli sbarchi sia dalle approssimazioni gestionali di molti centri d’accoglienza. A fronte di questa disponibilità – ma il discorso vale per l’intero territorio nazionale – è intollerabile che i processi di integrazione non vengano seguiti con il rigore necessario. Così come è intollerabile la nostra legislazione troppo blanda nei confronti di chi sgarra. L’ultimo episodio di Piazza Kennedy, ad esempio, dovrebbe essere sanzionato con la immediata espulsione dei tre energumeni e la più ampia pubblicizzazione delle conseguenze cui si va incontro quando non si riesca a controllare i propri istinti bestiali. Non è razzismo. E’ semplicemente doverosa e sana pedagogia nei confronti di persone che maggiormente dovrebbero apprezzare il valore dell’ospitalità.

Accade, invece, che tra leggi inadeguate, incapacità gestionali, mielosa demagogia un po’ d’una certa sinistra un po’ della Chiesa, si finisca per dare il fianco agli eccessi di intolleranze ed alle strumentalizzazioni politiche leghiste.
E’ vero, come dice Papa Francesco, che bisogna costruire ponti per avvicinare il più possibile fino ad annullare le diversità. Ma questa impresa certamente alta e nobile può riuscire soltanto se si pratica anche nell’esercizio dei doveri, non solo in quello dei diritti. Una regola che deve essere rispettata - vale ripeterlo – tanto più da parte di chi viene accolto.