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La Siringa

di Mila Martinetti

29.04.2025

Elly Schlein e l’ottimismo della volontà

La segretaria del Pd, Elly Schlein, intervistata su La7, ha detto tra l’altro: “La partita è aperta, Meloni fa bene a sentire il fiato sul collo. Il centrosinistra riuscirà a costruire l’alternativa alle destre. Sono convinta che ce la faremo, non possiamo essere gli unici a sentire la responsabilità di battere questo governo. La somma delle forze di opposizione è già vicina alle percentuali del governo... Il Partito Democratico, che era dato per morto, ha rialzato la testa e può ancora crescere. Sono ottimista”.
Cosa dire? È decisamente apprezzabile “l’ottimismo della volontà” di gramsciana ispirazione che Elly Schlein sottolinea ogni qualvolta ne ricorra l’occasione. Tuttavia, al fine di mantenere i piedi ben saldi a terra, come si conviene ad un politico del suo rango, sarebbe saggio, da parte della leader Pd, dare ascolto ogni tanto anche al “pessimismo della ragione”. Sono mesi, d’altronde, che i sondaggi sulle indicazioni di voto danno un Partito Democratico inchiodato al 21 virgola qualche decimale per cento, e ciò dopo i 4-5 punti percentuali scivolati dal M5S verso il Pd alle politiche del 2022. Sicché - si tratta di aritmetica elementare – in realtà la somma delle forze di opposizione non è affatto più vicina al totale della maggioranza di governo.
In altre parole, bene farebbe la Schlein a chiedersi perché – nonostante la performance del governo Meloni non proprio esaltante, anche a causa della congiuntura sfavorevole – il “campo largo” non riesce a farsi apprezzare più di tanto dagli elettori. Non sarà mica perché al Pd – tutto sommato e al al netto della buona volontà – manca un guida politica all’altezza del compito, affidabile e soprattutto in linea con principi fondativi, valori e ragioni pragmatiche che portarono alla nascita del Partito Democratico?
Forse torna utile ricordare all’attuale leader dem che l’insieme di quei principi, valori e ragioni pragmatiche rappresentava l’intelligente e necessaria evoluzione di ciò che era stato – gloriosamente ed essenzialmente – il meglio delle culture politiche e sociali dell’ex Pci e dell’ex Dc. “Evoluzione”. Non “Involuzione”.