menu

Varia Umanità

05.12.2023

Emozioni sul pentagramma - 5 / "La Zia Teresa" e i posteggiatori di canzoni napoletane

di Gabriele Meoli

La’ dove luccica, sul mare, l’astro d’argento, v’è un luogo di poesia e di sogni.

È la baia di Napoli, che accoglie anche la “Zi Teresa”.

Vi si affaccia il borgo marinaro di Castel dell’Ovo, un piccolo mondo incantato.

Teresa Fusco, la “Zi Teresa”, che molto favorì la canzone napoletana, era nata nel 1860 da umili pescatori di Santa Lucia ed aveva iniziato a lavorare, poco più che sedicenne, come “tarallara”.

Si racconta che lei, non avendo disponibilità economiche, pattuì con i bettolieri di Santa Lucia che ogni sera sarebbe passata a ritirare gli avanzi del pane, che da lei rimpastato e rielaborato, si trasformava in squisiti taralli.

Ottenne a credito l’acqua sulfurea di via Chiatamone, contenuta nelle apposite “mummarelle”, occorrente in quella produzione.

E, già nel 1880,Teresa era diventata la più apprezzata venditrice di Santa Lucia.

Con i risparmi, poté acquistare una piccola bancarella ed un ventaglio per scacciare le mosche dai taralli, non più rigenerati dal pane avanzato, ma genuini e confezionati anche con mandorle, da mangiarsi annaffiati con acqua “suffregna”.

Gli affari fiorivano e Teresa poté costruire, sulla riva di Santa Lucia, un piccolo “chalet”, nel quale si servivano anche “vermicelli” alle vongole e “purpetielli affogati”.

Il locale si ingrandì e vi venne innalzata l’insegna “Zi Teresa”. Da allora, clienti e turisti vi accorsero a gustare le specialità napoletane e ad ascoltare le canzoni intonate dai posteggiatori

Erano Amici di Zi Teresa, personaggi quali Matilde Serao, Annie Vivanti, Lydia Johnson, Anna Fouger, Elvira Donnarumma, Nicola Maldacea, Vincenzo Gemito ed altre personalità della cultura.

Si narra, altresì, che una volta Teresa chiese (nientemeno) al poeta Gabriele D’Annunzio la ricetta per una salsa, che questi compilò con molti aromi.

Ma, poi, per dieci giorni lei soffrì con lo stomaco e spiegò che ciò le era accaduto dopo aver ingerito quella salsa. D’Annunzio non se ne offese.

Nel 1950, Teresa Fusco, su consiglio dei nipoti, andò a vivere in un appartamento dell’albergo “Excelsior”, frequentato da ambasciatori e da illustri personalità.

Ma quel lusso la spaventava, sì che lei, piuttosto che scendere nella hall, preferiva starsene tutto il giorno al balcone; da dove, con un cannocchiale, controllava il personale del suo ristorante, intervenendo subito se qualcosa non andava.

Dopo un mese, i nipoti dovettero riprendersela.

Morì serenamente il 25 maggio 1953, fra i suoi fornelli ed il suo mare, dopo aver retto fino all’ultimo il timone della sua barca. I posteggiatori, al suo funerale, suonarono le più belle canzoni di Napoli.

Oltre settanta inviati speciali di giornali e di agenzie cinematografiche di tutto il mondo arrivarono a Napoli il 26 maggio 1953 per scrivere o filmare servizi sui funerali di ”Zi Teresa”, la creatrice dell’osteria più celebre, che il giorno prima aveva chiuso gli occhi per sempre.

Ma, ormai, conosciuti in tutti gli angoli del mondo, sopravvivevano “o sole mio”, mandolini e pizza napoletana.

I funerali di Zi Teresa furono semplicissimi; vi parteciparono, però, migliaia di napoletani e posteggiatori.

Poeti, musicisti, autori di canzoni aprirono il corteo. Dissero: “E’ uno dei più gravi lutti che mai abbia avuto la canzone napoletana. Tutti noi autori dobbiamo qualcosa alla Zi Teresa. I forestieri venivano qui, udivano dai posteggiatori le nostre canzoni e così anche noi diventavamo famosi”.

Qualcuno aggiunse : “La morte di Zi Teresa sembra che segni la conclusione di un’epoca".

Ora le canzoni diventano celebri tramite i festival, prima invece conquistavano la loro popolarità qui, in locali come quello di Zi Teresa”.

Dichiararono in molti : “Tutto un mondo è finito per sempre”.