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Buongiorno

13.10.2018 - Buongiorno Irpinia

Gli sconfitti del Pd che raccontano questo Pd

Dunque, il duello per la presidenza della Provincia sarà tra il sindaco di Solofra, Michele Vignola, candidato Pd almeno formalmente sostenuto dal centrosinistra, e il sindaco di Avella, Domenico Biancardi, candidato del centrodestra ma sostenuto anche da parte dei gruppi che si dicono collocati nel centrosinistra (Alaia e D’Agostino, ad esempio: i quali, magari, un giorno si degneranno di spiegare se non provino un tantino d’imbarazzo a stare con un piede, contemporaneamente, in due scarpe).

Vignola e Biancardi: due figure di amministratori che hanno dimostrato capacità operativa, buon feeling con i propri elettorati locali, e per di più hanno rivendicato autonomia dichiarando pubblicamente di non avere né padrini né padroni politici. Sarà una competizione interessante, seppure il campo di gioco sia riservato soltanto ai consiglieri comunali irpini. Difficile dire chi vincerà. Ma, come si dice, vinca il migliore.

Si può dire, invece, chi ha clamorosamente già perso nella fase di scelta dei candidati alla presidenza.

I maggiori sconfitti, a mio avviso, sono stati il presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio, e l’intero apparato “ufficiale” del Partito Democratico provinciale, ossia il segretario, la segreteria e la direzione.

Ha perso l’apparato perché unanimemente ha dovuto ritirare il candidato alla presidenza – si scusi il bisticcio, ma c’azzecca – che all’unanimità aveva designato: ovvero il damelio-demitiano Stefano Farina, sindaco di Teora, uscito più dal cilindro dei capricci della presidente del Consiglio regionale che non da una serena valutazione del personale Pd disponibile.

Ha perso Rosetta D’Amelio: non per il fatto che il suo candidato sia stato costretto a soccombere, ma perché è bastato un fischio del Governatore per indurre la D’Amelio a mettersi a cuccia con la coda tra le gambe. A testimonianza – ecco il senso vero della sconfitta – di quanto Ella conti davvero perfino dentro i confini della sua provincia.

Una volta, quando la politica era una cosa seria, e i partiti anche, di fronte a sconfitte del genere le dimissioni non venivano richieste, erano un gesto doveroso e spontaneo. Oggi che la politica non è una cosa seria, e nemmeno i partiti lo sono, non sorprende affatto che le D’Amelio e i Di Guglielmo restino imperterriti ai loro posti e facciano finta che nulla li turbi. D’altra parte, sono questi uomini e queste donne che raccontano i partiti per come si sono ridotti.