01.04.2023
Avviso ai lettori: non è un Pesce d’Aprile.
Sul Corriere della Sera di ieri ci sono due importanti “informazioni” in merito alle difficoltà e ai ritardi d’attuazione del Pnrr su cui è doveroso riflettere.
La prima informazione si ricava dall’intervista (a firma di Federico Fubini, pagina 11) al presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
Una domanda per tutte: “Presidente, sembra che il Pnrr abbia difficoltà. Da dove nascono secondo lei?”.
La risposta: “Ricordo come è nato il Pnrr: a Villa Pamphili nel giugno 2020. Lì ebbi un confronto con Giuseppe Conte (allora Premier, ndr) perché noi immaginavamo un Piano che si concentrasse a rafforzare il potenziale di crescita del Paese. Ci siamo invece trovati di fronte a una serie di interventi a pioggia. Poi è arrivato il governo di Mario Draghi. Che però ebbe solo 40 giorni per rifare il Piano, non ci fu il tempo di cambiare molto. E ricordo che una parte essenziale dell’intero progetto erano le riforme, eppure non le stiamo affrontando: per avere un passaporto ci vogliono ancora nove mesi…”.
La seconda “informazione” arriva dall’intervento di Giuseppe Conte (pag. 8-9 Corsera). Il quale rivendica a sé il merito (cosa non vera) di avere ottenuto per l’Italia una barca di miliardi per il Pnrr; ma nello stesso tempo lamenta di essere stato boicottato, fino alla caduta del suo governo, perché da più parti non si voleva che fosse lui a gestire tutte quelle risorse (e nemmeno questa cosa è vera).
Morale della favola: meno male che Draghi, considerato il tempo brevissimo (40 giorni) concesso dalla Commissione europea, riuscì almeno in parte a correggere l’impianto disastroso del Pnrr. Fosse rimasto Conte a Palazzo Chigi, altro che boicottaggio! Ci saremmo trovati oggi con parecchi miliardi di euro del Pnrr sprecati nei tanti rivoli, già visti e rivisti, della “letteratura classica” dei finanziamenti a pioggia.