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Buongiorno

07.12.2019 - Buongiorno Irpinia

Il dito e la luna della classe politica irpina

Per dirla con un proverbio pensato non si sa da chi, decisamente abusato ma di certo molto efficace, dell’attuale classe dirigente politica irpina, che ricomprende più generazioni, dagli ultra ventenni a qualche ultra novantenne, si potrebbe ripetere che "Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito".

Politici e politicanti di vario rango e di tutti i versanti, nessuno escluso, stanno gareggiando in queste settimane a chi la spara più grossa circa i sondaggi sulle intenzioni di voto degli elettori della Campania in vista delle regionali del prossimo maggio. La qual cosa equivale appunto, non solo a guardare al dito, ma a farlo anche in modo sbagliato, perché si prescinde da due fattori essenziali e determinanti.

Il primo è che mancano sei mesi alle elezioni, un tempo biblico se opportunamente valutato nel quadro della straordinaria fluidità dei flussi elettorali in questa fase di pessima congiuntura della politica (leggi confusione e assoluta mancanza di stabilità del governo centrale, improbabili rotte segnate da partiti e movimenti, da ultimo quello delle Sardine, trasformismi e opportunismi più che mai in agguato).

Il secondo fattore è che nessuno è in grado di dire oggi come evolverà lo stesso quadro politico regionale, stavolta più che mai dipendente dal quadro politico regionale e dalle elezioni di gennaio in Emilia Romagna e in Calabria.

La luna è altrove. La luna e nella recessione in cui sprofonda la Campania, e con la Campania ancor peggio l’Irpinia, a causa soprattutto della crisi del nostro già fragile tessuto produttivo industriale. Naturalmente c’è in giro qualche ebete, ad esempio, che addebita al Governatore De Luca la responsabilità della crisi del nostro apparato industriale, facendo finta di ignorare, o davvero ignorando, che le politiche industriali sono orientate dai governi nazionali e non da quelli regionali. Ergo, se proprio a qualcuno bisogna addebitare la responsabilità, al netto della congiuntura sfavorevole, quel qualcuno è il governo gialloverde fino a tre mesi fa e quello giallorosso da novanta giorni a qui. Ma anche questa analisi sarebbe molto debole, considerato che i problemi del fragile apparato industriale meridionale – soprattutto a causa di un sistema infrastrutturale ancora inadeguato –, affondano le radici nel passato ormai remoto.

La luna è nei numeri della disoccupazione in Irpinia, nelle tante vertenze che attendono soluzioni dal governo centrale (non da quello regionale, che non c’entra un beneamato cavolo), a cominciare dalla IIA di Valle Ufita, per la quale continuano a far festa, e nessuno capisce perché, soltanto i parlamentari irpini 5Stelle, per finire alle preoccupazioni opportunamente espresse ancora ieri della Cgil sul futuro della Fca di Pratola Serra.

Purtroppo questa classe dirigente politica, e in modo particolare quella parlamentare (non solo 5Stelle), concede davvero molto poco alla speranza. Il rischio è che questi signori smettano di guardare il dito e ricomincino, instancabilmente, a rimirarsi l’ombelico.