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Buongiorno

24.11.2018 - Buongiorno Irpinia

Inquinamento e Tumori in Irpinia: per favore, serietà!

Due brevissime premesse. La prima. I giornalisti – salvo gli irriducibili presuntuosi, che pure abbondano – non sono tuttologi. Confesso la mia totale ignoranza scientifica in materia medico-sanitaria e ambientale, per cui quando ne parlo o scrivo mi faccio spiegare perbenino le cose da chi ne ha sicura cognizione professionale.

La seconda premessa. Apprezzo moltissimo l’impegno delle associazioni ambientaliste. Sono utilissime “sentinelle del territorio”. Vanno ascoltate sempre. E sempre, a differenza di quanto purtroppo accade, andrebbero coinvolte nelle scelte delle politiche di settore, chiaramente entro i dovuti limiti fissati dalle competenze e dalle responsabilità istituzionali.

Ciò detto, è mia modestissima opinione che non facciano bene – né alla ricerca della verità né alla psicologia della popolazione interessata – i toni della polemica rilanciata in questi giorni sui dati del Registro Tumori dell’Asl di Avellino di recentissima istituzione.

Per chi non avesse seguito la vicenda, torna utile sintetizzarne a volo d’aquila i contenuti.

Lo scontro, cominciato una ventina di giorni fa, è tra il coordinatore regionale dei Registri Tumori della Campania, Mario Fusco, e l’associazione dei “Medici per l’Ambiente”. Il primo ha sostenuto che dai dati disponibili (aggiornamento irpino al triennio 2010-2012) l’incidenza dell’inquinamento sulla genesi delle patologie oncologiche è pari al 2 per cento. Per l’altra parte in causa, questa percentuale equivale ad una gratuita affermazione antiscientifica.

A dare man forte alla tesi dei “Medici per l’Ambiente” ci sono i comitati “Salviamo la Valle del Sabato”, “Cittadini attivi Montoro”, “Lotta per la vita”, “La Calendula”, “Ultimi per la legalità di Don Aniello Manganiello” e “Briganti per l’Irpinia”. Tutti sostengono che è datato il metodo di interpretazione dei dati seguito dal coordinatore Fusco, come dimostrerebbero – a loro avviso – le più recenti direttive della Organizzazione Mondiale della Sanità.

La forbice tra le due diverse tesi è troppo larga per non produrre effetti deleteri – come si diceva – sia sulla psicologia della popolazione interessata che sulla individuazione della verità. Al succitato presunto 2 per cento d’incidenza del fattore inquinamento sull’insorgenza dei tumori, la seconda tesi oppone ben un 29 per cento (riferito ai tumori polmonari). Sicché delle due l’una: o in questa storia c’è un gravissimo difetto di comunicazione, addebitabile non ai giornalisti ma a chi ha fornito le informazioni, oppure c’è chi parla senza sapere ciò che dice.

Nell’un caso e nell’altro, trattandosi di materia estremamente sensibile, è evidente che serve fare chiarezza una volta per tutte rivolgendosi alle fonti istituzionali competenti: nella fattispecie, al ministero della Salute, cosa che opportunamente hanno fatto le associazioni ambientaliste irpine.

Altro, però, è sparare nel mucchio secondo pratiche qualunquiste e strumentali che non aiutano a capire e per ciò stesso fanno solo danni. Il direttore generale dell’Asl di Avellino, Maria Morgante, ha reso sul tema una dichiarazione decisamente molto responsabile che esprime, al tempo stesso, l’approccio giusto ad un problema tanto complesso e delicato. Vale ripeterne il testo integrale così come riportato ieri da “Il Mattino”: “L’Asl non sottostima l’incidenza che può avere il fattore ambientale sulla salute dei cittadini. Al momento, però, ogni riflessione non può prescindere dai dati scientifici in nostro possesso, che presentano un quadro complessivo a livello provinciale e che non consentono ancora il monitoraggio di aree geografiche specifiche”.

Il riferimento è alla Valle del Sabato, sulla quale le associazioni ambientaliste hanno maggiormente concentrato la propria attenzione. Questo aspetto, del resto, fu già evidenziato, il 31 ottobre scorso, durante la presentazione del Registro Tumori. La zonizzazione del territorio provinciale, quindi la lettura diversificata della reale incidenza dell’inquinamento sulla genesi delle patologie oncologiche, sarà possibile soltanto con l’aggiornamento dei dati all’ultimo triennio.

In questo contesto, l’intervento chiarificatore richiesto al ministero della Salute appare quanto mai utile. Si tratta di stabilire una metodologia ispirata a criteri rigorosamente scientifici, come giustamente suggerisce il direttore generale dell’Asl di Avellino. L’alternativa è perseverare nel caos: ognuno, di buon mattino, ancor prima di prendere il caffè, la spara a suo piacimento. Ma qui, Signori cari, parliamo di tumori, non di caccia alle allodole.