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Buongiorno

25.03.2017 - Buongiorno Italia

Ippocrate, i Medici Mascalzoni e il contrappasso che serve

Buongiorno, Italia. Nel suo quotidiano “Caffè” sul Corriere della Sera, Massimo Gramellini lo ha ribattezzato Dottor Spezzafemori. E la chiosa finale esprime il sentimento comune della gente normale di fronte ad un caso tanto inquietante: “...per un primario che si vende l’anima non esistono attenuanti. E nemmeno protesi in grado di rimpiazzargliela”.
Il Dottor Spezzafemori, al secolo Norberto Confalonieri, è il primario ortopedico dell’ospedale Pini di Milano finito agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione, turbativa d’asta e lesioni ai pazienti. Secondo i magistrati inquirenti avrebbe intascato tangenti da alcune multinazionali che fabbricano protesi e per le quali egli si sarebbe adoperato perché vincessero le gare di fornitura. Ma soprattutto – ed è il caso di imputazione più infamante – il primario si sarebbe esercitato nelle nuove tecniche d’impianto delle protesi rompendo i femori ad alcuni pazienti. È lui stesso, intercettato telefonicamente, ad esprimere tutto il cinismo di cui è capace quando dice ad un amico: “Ho rotto un femore ad una vecchietta per allenarmi”.
Il dottor Confalonieri è un volto molto noto per le sue frequenti apparizioni nei programmi televisivi a sfondo medico-scientifico. Ed era anche già assurto agli onori delle cronache nazionali per il caso di una paziente disabile deceduta dopo l’intervento chirurgico: l’ospedale dovette pagare i danni. Ora, con ogni probabilità, tutt’al più “dovrà andarsene ad operare le renne”, come hanno con disgusto commentato diversi suoi colleghi che evidentemente ne conoscevano le gesta già prima che intervenisse la magistratura.
La vicenda del Dottor Spezzafemori allunga l’elenco dei medici che hanno trasformato la professione da missione a puro business. Se ne trovano a tutte le latitudini – da Milano a Palermo, passando per Roma, Napoli ed Avellino – e in tutte le branche specialistiche. Trovi ovunque il Dottor Spaccacuori, il Dottor Tritaintestino, il Dottor Strizzatasche quale variante affine allo Strizzacervelli. Oppure il Dottor Spaghetticontroilcancro. Tutti con la medesima “ragione sociale”: il conto in banca.
Mi raccontano di medici specialisti che a tavola gareggiano, non a chi ha guarito più pazienti, ma a chi ha fatto il maggior numero di visite private annue, con tanto di contabilità annessa: 400mila euro i più modesti, oltre un milione quelli “accorsati”. I politici hanno la nomea di fare i propri interessi e non quelli del popolo. Certi medici non scherzano affatto: nella scala dei valori, prima viene il portafoglio del paziente, poi la malattia.
Il giuramento di Ippocrate è stato opportunamente aggiornato. Nel testo moderno, al secondo punto, recita così: “Giuro... di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale”. Dite voi, a prescindere dal resto, se si può mai tutelare la salute psichica di un paziente facendosi pagare una consulenza telefonica di tre minuti ben 250 euro. C’è da impazzire al solo pensiero di sborsare quei soldi, altro che tutela della salute psichica. Sarà pure vero che talvolta il telefono può salvarti la vita, ma certe telefonate di sicuro ti fanno star male.
Grazie a Dio questi Dottor Mascalzoni sono la minoranza. Ma proprio perché la maggioranza è seria e pulita, parafrasando Gramellini e scomodando il contrappasso di Dante, per i medici che si vendono l’anima non possono esserci attenuanti: dovrebbero finire in miseria, succhiati dai pidocchi.