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Buongiorno

24.09.2017 - Buongiorno Irpinia

Irpinia e camorra: il silenzio assordante dei soliti noti

Buongiorno, Irpinia.
"I vecchi capi sono tornati, i nuovi stanno crescendo, i soldi arriveranno: dal Vallo Lauro al Baianese tutto va come deve".
Il titolo proposto da Orticalab per l’apertura del giornale di ieri sintetizza con straordinaria efficacia l’affresco di Giulia D’Argenio sulla condizione, declinata al presente e al futuro prossimo, dell’area irpina a più alto rischio camorristico.

È di pochi giorni fa il ritorno a casa di Biagio Cava, ultima scarcerazione di nomi eccellenti dopo Adriano e Arturo Graziano. È scritto nei recenti rapporti della Dda che da quelle parti i clan si stanno riorganizzando intorno ai rampolli delle vecchie e nuove "famiglie". È nei fatti la ripresa degli investimenti per opere pubbliche che assieme al resto della Campania interesserà anche, e molto opportunamente, la zona cerniera tra l’area vesuviana e la provincia di Avellino.

In questo quadro – ecco il senso dell’analisi di Giulia D’Argenio – la sfumatura prevalente è il grigio: è in quel "tutto va come deve" nel Vallo Lauro-Baianese. Ovvero tutto procede come non dovrebbe, almeno a lume di coerenza con i tanti, troppi proclami anticamorra finiti all’improvviso sotto silenzio.
É così. Paradossalmente, la retorica politica e istituzionale dell’anticamorra ha riempito dibattiti e cronache giornalistiche quando i capi stavano al fresco, i rampolli crescevano tra stenti e, soprattutto, quando mancava la ragione del contendere, ossia i soldi pubblici, quindi gli appalti, dunque il motivo della "infiltrazione", sia nelle vesti di camorra imprenditoriale sia in quelle di camorra estorsiva.
Ora che i capi sono a casa, i rampolli hanno imparato a muoversi e i soldi stanno per arrivare, tutto tace. E le parole rare di qualche sindaco con un tanto di sensibilità in più vengono liquidate come "chiasso", disturbo alla quiete istituzionale, inopportuno grido "al lupo", che potrebbe - addirittura - "rovinare l’immagine del Vallo" e scoraggiare gli investimenti pubblici e privati.

É un po’ – se ricordate – come la propaganda berlusconiana anti-Saviano: lo scrittore andava messo al bando perché, con la sua coraggiosa e lucida narrazione delle realtà mafiose che avevano impestato la Campania e l’Italia, peraltro infiltrandosi nella politica e nelle istituzioni, non soltanto frenava gli investimenti ma, perfino, teneva i turisti lontani dal nostro Paese e dal Mezzogiorno d’Italia in modo particolare.

Il Cavaliere è stato smentito dai fatti, a riprova della sua cattiva fede: mai tanti turisti nel Sud e soprattutto in Campania come in questi ultimi tempi. Che sono i tempi, vale ricordarlo, anche del successo televisivo internazionale della serie "Gomorra". Per cui, a meno che non si voglia asserire che i turisti siano attirati più dal sangue dei morti ammazzati che dalle straordinarie bellezze di Napoli e della Costiera, bisogna ragionevolmente concludere che il racconto-denuncia della camorra non c’entra niente con le "barzellette" del capo di Forza Italia.
Il quale, però, su questo versante ha fatto proseliti. Perfino, purtroppo, nel Vallo Lauro-Baianese e in tutta l’Irpinia. Ed è qui che prende forza il grido d’allarme di Giulio D’Argenio nella sua analisi. Che fine hanno i politici e i rappresentanti istituzionali, gli stessi della retorica dell’Anticamorra del "quando non ce n’è bisogno, di fronte alla realtà inquietante di oggi che richiederebbe ben altro impegno?

politici e quei rappresentanti istituzionali li abbiamo visti gioiosi e spensierati alle re-inaugurazioni di strade già abbondantemente percorse. Ed abbiamo ascoltato le loro idiozie pappagallesche senza il minimo accenno critico ad una realtà che, assieme alle strade e ad altri più corposi investimenti pubblici capaci di creare lavoro, ha bisogno di massicce iniezioni di cultura anti-camorristica.

É un silenzio assordante e inquietante, il loro. Rispetto al Vallo e al resto del territorio irpino, che in fatto di cultura della legalità certamente non ha le carte in regola per ambire al Nobel.