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Buongiorno

26.11.2017 - Buongiorno Irpinia

Isochimica, uno scandalo dell’indifferenza

Buongiorno, Irpinia.
Ci vorrà tempo per la sentenza del caso Isochimica. Ma a mano a mano che il processo va avanti, vengono a galla verità sconcertanti che pongono alla coscienza collettiva di questa provincia, e a quella politico-istituzionale in modo specifico e particolare, una domanda: come è stato possibile che negli anni della scoibentazione delle carrozze dei treni a Borgo Ferrovia nessuno si sia accorto della estrema pericolosità di quella fabbrica maledetta?

La testimonianza resa nell’aula bunker del carcere di Poggioreale dal consulente medico-legale della Procura restituisce un dettaglio agghiacciante di una di quelle verità. “Nella mia carriera – ha detto Carmen Sementa – ho eseguito circa 700 autopsie: mai avevo visto una pleura come quella di Luigi Maiello”.

L’operaio Maiello è una delle tante, troppe vittime dell’Isochmica. “La pleura che ricopre i polmoni – ha spiegato Sementa, rispondendo alle domande del Procuratore Cantelmo – ha l’aspetto della pellicola usata per gli alimenti. Quella di Maiello, per consistenza e colore, era simile a una cotenna”.

Un dettaglio di verità che vale già una sentenza, e che invoca giustizia con una sentenza esemplare, se messo al raffronto con un altro dettaglio: il giro d’affari dell’ex Isochimica. In meno di sei anni – dal novembre ‘82 al giugno ‘89 – la società dei veleni ha ottenuto da Ferrovie dello Stato contratti per un ammontare complessivo di circa 71 miliardi di vecchie lire, una montagna di soldi alla valuta dell’epoca.

Di tutta questa ricchezza ha goduto soprattutto la proprietà dell’Isochimica. In proporzione, il lavoro dei dipendenti è costato molto poco: niente se calcolato al prezzo del rischio cui sono state esposte le maestranze. L’Isochimica ha pagato alla città il “pedaggio” dell’Avellino in serie A per il tempo in cui Graziano ne fu presidente. Probabilmente ha pagato anche le disattenzioni, ancorché inconsapevoli, della classe politico-amministrativa dell’epoca. Tuttavia, al netto di tutto ciò, ci ha guadagnato soltanto la società dei veleni.

Ed è qui che nasce spontanea l’altra domanda: possibile che nemmeno Ferrovie dello Stato sapesse del danno che si arrecava a tutti quei dipendenti Isochimica e all’ambiente di quella parte della città? Brutta storia. Tanto più brutta se si consideri che si trattò di una committenza pubblica. In certo senso, ricorrendo al paradosso, è come se i rifiuti proibiti in Terra dei Fuochi fossero stati smaltiti dallo Stato e non dalla camorra.

Altra ed ultima riflessione. Per troppi anni, prima che arrivasse Cantelmo in Procura, è sembrato che lo stesso Tribunale di Avellino avesse tenuto gli occhi chiusi sull’ Isochimica. Non per coprire le responsabilità di chicchessia: per carità, nemmeno a pensarlo. Più probabilmente per “l’indifferenza” che la cultura sociale cittadina, in tutte le stratificazioni istituzionali, sembra nutrire, magari anche qui inconsapevolmente, verso tutto ciò che è bene comune.

In questo, ancora una volta, non si può non convenire con il Procuratore Cantelmo quando dice che il nemico più pericoloso della convivenza civile della nostra comunità è proprio l’indifferenza.