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Buongiorno

22.10.2020 - Buongiorno Irpinia

La telefonata: “Anch’io, l’ultimo dei fessi irpini, voglio dire la mia nella babele del Covid”

- di FRANCO GENZALE -

Ieri sera ho ricevuto una telefonata decisamente insolita. Direi addirittura singolare, almeno per l’approccio.

“Pronto, Genzale. Sono l’ultimo fesso della provincia di Avellino. Ma in democrazia si dà la parola a tutti, anche ai fessi. Io sono uno dei tanti. Anzi, ripeto: tra i tanti, sono l’ultimo, cioè il più fesso di tutti i fessi. Posso parlare anch’io?”.

Gli rispondo: “Certo che può parlare! Ma mettiamoci d’accordo. Lei lo sa che mestiere faccio: dunque, vuole parlare in forma pubblica o privata?”.

E lui, con tono deciso: “Ma cosa me ne faccio del privato! Voglio far sapere cosa penso anch’io di questa storia del Covid. Siamo in democrazia, date la parola anche ai fessi come me”.

Replico: “Volentieri. Epperò, se mi autorizza a pubblicare ciò che vuole dire, deve anche autorizzarmi a registrare questa telefonata e a fornirmi le sue generalità. Sa com’è, non si sa mai! Io mi impegno a fare due cose: 1) Trascrivo alla lettera le cose che dice, naturalmente mettendoci di mio la punteggiatura; 2) Non rivelo il suo nome se non desidera farlo. È d’accordo?”.

Di rimando: “A lei il nome lo dico: sono...Però desidererei apparire come l’ultimo fesso della provincia di Avellino. Ecco, facciamo così: usiamo le iniziali, sono il fesso L.C., un fesso irpino come tanti, l’ultimo dei fessi. Non mi deve interrompere però. E niente domande. Se ho diritto alla parola, visto che siamo in democrazia, ne ho diritto e basta. Parlo io, lei si limita a trascrivere e a pubblicare. Certo, so come funziona: non dirò niente che possa diffamare chicchessia”.

Registro. Trascrivo, osservando rigorosamente l’impegno assunto. Ecco il testo.

“Comincio, Genzale, raccontandole un aneddoto, vicenda vissuta in prima persona. Tanti anni fa, ero alle prese con la mia casa da costruire. Eravamo sul cantiere io, l’architetto e un bravissimo muratore. Ci stavamo scervellando intorno ad un problema, e non riuscivamo a risolverlo. Nel bel mezzo della nostra discussione, si avvicina un tipo dall’aria strana. Insomma, sembrava un tantino alla buona, un po’ ritardato. Dice la sua, incurante del nostro disappunto per quell’intrusione decisamente molesta: «Io farei così... così... così». Problema risolto. Restiamo senza parole, come tre fessi, appunto.

Ecco, Genzale: Io sono un poco ritardato, un po’ alla buona. Ho conseguito una laurea in Lettere, molti anni fa, che poi non mi è servita a niente, perché nella scuola già lavoravo, da diplomato, come amministrativo, e scelsi di continuare a fare ciò che facevo.

Sono un po’ ritardato, leggo tanto sulla pandemia da Covid, non mi perdo un telegiornale, seguo tutti i talk show e tutti gli approfondimenti televisivi sul tema, anche perché non si parla d’altro, e comunque la materia interessa tutti, noi fessi compresi. Tuttavia, nonostante i miei sforzi, non ci capisco più niente, proprio non riesco a capire.

Parlano tutti: i soloni, i professori, i leccaculo, gli esperti. Che però dicono tutto e il contrario di niente. Opposizioni, contrapposizioni, pareri discordi, liti tra Governo centrale e Regioni. A sentirli, lì per lì sembra abbiano tutti ragione. Alla fine, l’unica cosa che al mio cervello ritardato appare chiaro è che il Virus è ripartito alla grande, circola come e più di prima, quasi a volersi vendicare del nostro lockdown che non gli ha consentito di scorrazzare come desiderava.

Oggi i numeri sono impietosi. Sono bollettini di guerra: tanti tamponi, tanti positivi, tante terapie intensive, tanti decessi. Chi muore? Sempre gli stessi: gli anziani, chi ha patologie pregresse. Ma allora di cosa parliamo? Forse il Virus non è poi così letale? È poco più di un’influenza, come qualcuno aveva detto all’inizio? Oppure è addirittura meno di un’influenza, come afferma Trump? Oppure ancora è niente, non esiste, secondo i negazionisti dalla presunta scienza infusa?

In questa seconda ondata, ci raccontano, sono quasi tutti asintomatici. Ed io ci capisco ancora meno. Asintomatici e chiusi in casa a penare, non come Ronaldo, anche lui positivo e asintomatico, che però se la spassa – c’è chi può e chi non può! – in piscina.

Leggo, ascolto, e ci capisco sempre meno. Siamo vicini al secondo lockdown, ma qualcuno sembra voglia convincerci che il Virus può anche circolare, non fa così male, non deve far paura, potremmo anche non mettere la mascherina, al diavolo il lockdown, bisogna tenere tutto aperto altrimenti non moriamo di Covid ma di fame, siamo tutti asintomatici, anche il Virus è asintomatico, sta benissimo, scoppia di salute.

Appunto: scoppia di salute, cioè aggredisce come e più di prima. E infatti, cambi canale tv e senti suonare le campane a morto. Cioè, te le fanno metaforicamente ascoltare. Te le raccontano, con dovizia di particolari: sono i vecchi e i malati a morire. E su questo sembrano tutti d’accordo. Di più. Sembrano perfino un tantino contenti, cinicamente contenti, unanimemente concordi, non lo dicono ma lo pensano: lasciamoli morire i malati, e soprattutto gli anziani, con loro risparmiamo sulle pensioni. Eh, sì: perché c’è l’economia da salvare. Insomma, ci stiamo inventando perfino l’economia della morte.

Le campane suonano a morte per gli anziani. È già successo. Succederà ancora. Anche le frasi che si ascoltano sulla seconda ondata sono le stesse della prima: dobbiamo preservare gli anziani. Allora, anche se sono un po’ ritardato, mi domando: se non possiamo fare i tamponi a tutti, perché non li facciamo subito a quelli delle fasce più deboli, cioè proprio agli anziani, in via preventiva? Accade sempre più spesso, invece, che i tamponi ai vecchi li facciamo post-mortem. Sarò pure ritardato, ma mi chiedo: a cosa servono, alla statistica? È normale assistere alla morte di queste persone stando a guardare?

Nostro Signore ci dice di rimproverare chi bestemmia, se non lo facciamo ne diventiamo complici. Figurarsi se aspettiamo di vedere morire le persone senza fare niente!

Mi perdoni lei, Genzale. E mi perdonino i lettori e i telespettatori di Irpinia Tv se anche uno come me, un po’ ritardato, un fesso, l’ultimo dei fessi di questa provincia, uno che non ci capisce più niente nella babele del Covid, ha voluto dire la sua: anche perché, in democrazia, hanno tutti diritto alla parola”.