30.01.2019 - Buongiorno Irpinia
In vista delle amministrative di Avellino, ho contato non pochi nuovi candidati alla carica di sindaco. Tra ufficiali, ufficiosi e "tentati", almeno una decina. Non parliamo poi del numero di liste in approntamento: credo che stavolta batteremo il record di tutti i tempi.
C’è un fenomeno dilagante di civismo mai registrato prima. E una spiegazione plausibile è rappresentata dalla fuga dai partiti politici, immagino temporanea, di quelli che vogliono vedere chi comanderà nei prossimi anni in Italia prima di decidere dove schierarsi.
Le elezioni amministrative del capoluogo fungono da area di sosta: si mantiene il contatto con l’elettorato ma senza sporcarsi le mani più di tanto, e soprattutto senza esporsi. Si potrebbe definire, questa condizione, il parcheggio di ritrovo della verginità politica. Domani è un altro giorno. L’Italia sceglierà Salvini? Evviva la Lega (perfino da noi, qui al Sud). Ci sarà la resurrezione del Pd, finalmente senza Matteo Renzi? Si torna a casa, Signori. I 5 Stelle riusciranno a restare al governo? Diventa sopportabile perfino uno come Carlo Sibilia, ed è quanto dire.
Non c’è da rallegrarsi. Attendismo fa rima con qualunquismo. E l’altro "ismo" che subito s’affaccia spontaneo alla mente è opportunismo. E qui ci puoi aggiungere affarismo, con ottime probabilità di azzeccarla.
Tanti nuovi leader alla conquista del comune capoluogo, dicevo, spuntati come funghi. E tante liste civiche i cui "compositori" si dicono pronti ad appoggiare il candidato sindaco che ha "un programma serio", una "visione di città", una "progettualità". Balle! Abbiamo già visto tante volte come funziona, da ultimo alle scorse elezioni. Dei programmi, delle visioni, delle progettualità (ma cosa c’entrano?), non se ne frega nessun. Gli accordi si fanno sul "do ut des": una vergogna, è il caso di dire, "civica".
Gli avellinesi sono avvertiti: attenti ai giochi di prestigio di questi improbabili maghetti, attenti alle maschere del civismo, attenti ai trasformisti senza bandiera. Il Sommo Poeta li avrebbe collocati nell’Antinferno, il luogo degli ignavi. Gli elettori avellinesi, molto più prosaicamente dovrebbero mandarli a quel paese.