menu

Buongiorno

29.05.2017 - Buongiorno Italia

Le parole di Papa Francesco e i cafoni arricchiti d’Irpinia

Buongiorno, Italia. Oggi, insieme, anche: Buongiorno, Irpinia. Più avanti si capirà perché.
Dunque, siamo messi proprio male. Matteo Renzi e Beppe Grillo litigano anche sulle parole del Papa. Oppure, se preferite, il Papa non riesce a mettere d’accordo il diavolo e l’acqua santa: ciascuno scelga a proprio piacimento chi dei succitati due è il diavolo e chi l’acqua santa, ammesso pure che nella fattispecie davvero esista l’opzione – se non proprio santa – un po’ meno diabolica.
Il fatto. Papa Francesco cita l’articolo 1 della Costituzione italiana e dice: “...E’ molto bello, possiamo dire che togliere lavoro, sfruttare la gente con un lavoro indegno o mal pagato è anticostituzionale”. Poi aggiunge un concetto che da tempo va ripetendo: “Deve essere chiaro che l’obiettivo vero da raggiungere non è il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti. Perché senza lavoro per tutti, non ci sarà dignità per tutti”.
Ed è qui che Renzi e Grillo si beccano a distanza, quasi a volersi accreditare la primogenitura del pensiero del Papa. Beppe aveva parlato per primo di “reddito di cittadinanza”. Matteo gli aveva contrapposto il “lavoro di cittadinanza”. Con un risultato tutt’altro che sorprendente: per ora non s’intravede né il “reddito” né il “lavoro”. C’è soltanto la cittadinanza, che notoriamente non aiuta ad arrivare nemmeno alla prima settimana del mese.
Ma è la prima frase del Papa che dovrebbe indurre a riflettere – pensiamo al nostro microcosmo irpino, quello che meglio conosciamo – i tanti industrialotti cafoni arricchiti che “tolgono lavoro” o, peggio, che “...sfruttano la gente con un lavoro indegno o mal pagato”.
Sono gli stessi cafoni arricchiti, spesso e contemporaneamente anche usurai, che espongono metà faccia in chiesa, la domenica e nelle feste comandate, ostentando fede e virtù cristiane; e usano l’altra metà, ogni giorno che Nostro Signore ci manda, per succhiare con avido cinismo il sangue dei dipendenti.
Sono i barbari dell’imprenditoria che in chiesa fingono l’atto di dolore e in busta paga compiono atti dolorosi per la dignità prima ancora che per le tasche dei lavoratori.
Queste “personalità” che si sdoppiano, con la stessa naturale sequenza del giorno e della notte, non vanificano le parole di Papa Francesco. Piuttosto ne esaltano la verità e il senso profondo. Se almeno tentassero di provare vergogna sarebbe già un indizio che hanno un’anima.