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Buongiorno

27.09.2020 - Buongiorno Campania

Mai con De Luca? Se Di Maio tende la mano all’odiato Governatore...

- di FRANCO GENZALE -

Mai dire mai. C’è stato un tempo in cui il M5S diceva: "Mai con il Pd". Si è visto come è finita: sono insieme nel governo nazionale, magari non dormono di notte per paura che l’uno freghi l’altro, ed è pure sacrosantamente vero che le cose che li dividono sono più numerose di quelle che li uniscono, circostanza che di fatto rallenta provvedimenti importanti che potrebbero essere varati nell’arco di un mattino. Epperó governano insieme e tutto lascia pensare che insieme resteranno fino alla scadenza naturale del Parlamento, nel 2023: non foss’altro, almeno allo stato attuale delle cose, perché sono azionisti paritari della stessa società di mutuo soccorso. Se strappa uno dei due, se ne vanno entrambi a casa, per la felicità della destra.

Mai dire mai. C’è stato un tempo, e di fatto è ancora quel tempo, in cui il M5S ha detto: "In Campania mai dialogo con De Luca: lui per i fatti suoi, noi per i nostri, impossibile ogni forma di collaborazione". Ieri ad Ariano Irpino, il ministro Luigi Di Maio ha detto e sottolineato, dunque nessuno ha potuto fraintendere, che i Cinque Stelle lavoreranno in grande sinergia con i presidenti delle Regioni, a prescindere da chi ha vinto, e che soprattutto "nella nostra Campania" sarà data "la massima collaborazione".

Certo, ha parlato da ministro, e vorremmo vedere che un ministro negasse la doverosa attenzione istituzionale ad una regione comunque politicamente colorata. Ma ha parlato in un contesto elettorale – seppure di natura squisitamente amministrativa, qual è il ballottaggio per l’elezione di un sindaco – e questa circostanza non è marginale. Anzi, dà più forza all’interpretazione d’un significativo cambiamento di rotta nella strategia post-regionali dei Cinque Stelle. Il Movimento ha continuato a perdere consensi ovunque, e Di Maio per primo deve essersi convinto che nemmeno i bambini di due anni ascolterebbero ancora volentieri la favoletta che altro è il voto delle politiche, altro quello (quantomeno) delle regionali.

Da qualsiasi angolazione venga guardato, il processo di cambiamento in atto nel Movimento è un dato di fatto positivo, perché rappresenta un contributo alla semplificazione del quadro politico nazionale e regionale: sempreché, naturalmente, il nuovo corso dei 5Stelle approdi ad una collocazione stabile e ben definita, nella fattispecie nel centrosinistra (va detto che lo stesso contributo sarebbe offerto se l’eventuale approdo avvenisse sulla sponda opposta).

Va da sé che il discorso vale pari pari per il Partito Democratico. Anche nel Pd c’è stato il tempo in cui il "Mai con i Cinque Stelle" era in qualche senso il tratto distintivo della diversa identità politica. Poi tutto è via via scemato, sono pochi i "soldati giapponesi” ancora ignari che la guerra è finita: non già – precisiamo – perché dovesse finire, ma solo perché sarebbe stato suicida non fare di necessità virtù. Insomma, o mangiavi questa minestra o ti facevi buttar giù dalla finestra. Naturalmente da Salvini, Meloni e quel tanto ch’è rimasto di Berlusconi.

Ora, intendiamoci: è più facile che il cammello passi per la cruna dell’ago che la mano di De Luca – giusto per restare in Campania – stringa quella della Ciarambino. Ma Di Maio ad Ariano, con le parole pronunciate, ha dato un’indicazione precisa e molto responsabile ai suoi: cari amici, adesso basta con la politica personalizzata, anche perché se De Luca è arrivato al 70 per cento e noi ci siamo fermati all’inconsistenza, il "popolo" non capirebbe la nostra ostilità permanente, sicché al primo giro elettorale un tantino impegnativo rischieremmo di scomparire.

De Luca e Ciarambino resteranno nemici per la pelle, non prenderanno il caffè insieme e magari sia l’uno che l’altra si produrranno in discreti scongiuri ad ogni occasione d’incontro. Epperó il clima "politico" può cambiare, si può "spersonalizzare" il confronto istituzionale, dando ciascuno al proprio ruolo la valenza etica e l’impegno operativo che la vita istituzionale della Regione richiede e merita.

Non si può dimenticare, al riguardo, che ci apprestiamo ad affrontare un periodo sul quale peserà, non come un macigno ma un’intera montagna, l’emergenza sanitaria ed economica di questo maledetto Covid, e sarebbero decisamente intollerabili atteggiamenti politici non improntati con rigore alla responsabilità del mandato di rappresentanza. Forse anche per questo Di Maio ha voluto sottolineare il dovere della "massima collaborazione" soprattutto "nella nostra Campania". Ci sono molti motivi a sostegno della ragionevole ipotesi, in definitiva, che pian piano – nel nuovo Consiglio regionale, ma anche nel quadro politico generale della Campania – si andrà stemperando il rapporto velenoso De Luca (Pd)-Cinque Stelle, a beneficio esclusivo dei problemi che bisognerà affrontare.

A fronte di questa prospettiva, tuttavia, sarebbe paradossale se allo sforzo di costruire un’intesa tra Pd e 5 Stelle corrispondesse la perpetuazione della guerra per bande all’interno del Pd. Ciò che è accaduto e continua ad accadere nel partito irpino, ad esempio, ha dell’inverosimile. Ma questa è un’altra storia: ce ne occuperemo domani.