14.10.2023
Quelle note, quasi cantate, sulla quarta corda, sono impossibili ad uno strumento capace anche di piangere, comunque di parlare all’anima e di salire, al volo, sino a toni altissimi sulla prima corda, nelle posizioni più difficili ad eseguirsi.
Il suo studio, faticoso ma appassionato, in quelle mattinate di vita atripaldese (alle quali mi è dolce ripensare), mi consentiva quasi di parlare con un magico oggetto e di ascoltarne parole.
Era bello, da giovani, poter vivere anche di musica, pur se realizzata con le difficoltà di un principiante, perché si apriva uno strano colloquio con un amico immaginario.
Il mio Paese mi consentiva e sopportava anche i “lamenti” di un violino che, pur se “magico”, richiedeva fastidiosi esercizi, ripetuti senza tregua.
Era, infatti, noto il detto di doversi salvare da un cattivo vicino e da un principiante di violino!
E quello strumento, a volte, appariva anche “ingrato” poiché, in cambio di interminabili esercizi, corrispondeva avari risultati.
Tuttavia partecipava spesso a festeggiamenti o cerimonie, regalando emozioni ai presenti insieme agli strumenti di altri dilettanti.
Ora mi accorgo che quel magico violino (ormai appeso al chiodo) è stato davvero un compagno di vita, anche se dal difficile carattere, nell’Atripalda di altri tempi; ed è tra i più cari dei miei ricordi.