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Buongiorno

24.02.2017 - Buongiorno Irpinia

Questi nostri paesi invivibili. Non è solo colpa dei sindaci

Buongiorno Irpinia. Molti, troppi paesi irpini si presentano sporchi, disadorni, a tratti percorribili in auto con grande disagio, tante e tali sono le buche sulle strade. Eppure i cittadini non protestano. Sono come rassegnati. O forse nessuno vuole esporsi, magari aspettando che lo faccia il vicino di casa. In questi paesi sporchi e disadorni, e perfino pericolosi per le strade dissestate, trascorriamo le nostre giornate sapendo per certo che all’indomani troveremo la stessa sporcizia, e guideremo con perizia sempre maggiore per evitare le buche, badando – nel frattempo – a non mettere qualcuno sotto per evitare la buca, appunto.

Una volta ci pensavano i consiglieri di opposizione a suonare la sveglia al sindaco e agli assessori. Si facevano portavoce delle proteste appena accennate che orecchiavano nei bar. E davano battaglia: per l’immondizia accumulata dove non doveva stare, per il servizio rifiuti che andava a rilento, per la strada poco illuminata, per le buche che causavano incidenti e danni.
Poi si sono rassegnati anche i consiglieri comunali. O forse non hanno più trovato molto gratificante impegnarsi sulle piccole cose che rendono un paese grandemente vivibile.

Qualche tempo fa, a Grottaminarda fu costituito il Comitato di Quartiere “Parco Sciarappa”, un’area dove vivono circa 700 persone: tutto sommato, un piccolo comune. I problemi di vivibilità erano diventati tanti e tali che alcune decine di abitanti decisero di dire basta. E nacquero proposte e istanze al Sindaco. E la coscienza civica si risvegliò. E cominciò a muoversi qualcosa. Quell’esperienza ha subito una battuta d’arresto – vogliamo sperare provvisoria – a causa di piccole incomprensioni. Eppure – ci raccontano – è stata un’esperienza esaltante: anche e soprattutto per aver risvegliato il senso della comunità, e con esso il senso civico.
Il sentimento civico. Ecco di cosa dovremmo tutti riappropriarci e farne il valore fondamentale del nostro vivere nella comunità di appartenenza. Perché, certo, è vero e l’ho scritto altre volte: il conto di tante inadempienze – dai paesi sporchi alle strade dissestate, dalle improvvisazioni eterne ai disservizi secolari ai furti di speranza – dobbiamo presentarlo a chi ci amministra, a quelli che hanno comandato e comandano, a quelli che trattano il bene pubblico ed i servizi pubblici come se fossero patrimonio privato. Dobbiamo, certo, presentarlo a coloro che negli ultimi decenni hanno massacrato l’ambiente ed il tessuto sociale e perfino la speranza di questa disgraziata provincia irpina e di questa ancora più disgraziata regione. Ma il conto va servito anche ad altri. Anche a quelli che questo scempio hanno sostenuto e su questo scempio hanno allignato. Li avete presenti? Sono quelli che non conoscono regole, che usano le città e i paesi di questa nostra Irpinia e di questa nostra Campania come un’immensa discarica; che calano dappertutto come gli Unni, che distruggono, occupano, privatizzano tutto ciò che trovano. Sono i “cittadini”. Quelli che “hanno sempre ragione”. Sono loro. Cioè noi.

Troviamo, allora, il coraggio di guardare anche alle nostre responsabilità individuali. Proviamo a chiederci quanti e quali passi abbiamo fatto nella nostra quotidiana avventura collettiva; quante e quali sono le novità del nostro vivere civile. Chiediamocelo. E ciascuno di noi provi a darsi una risposta. Forse soltanto così riusciremo a riappropriarci fino in fondo del sentimento civico e del senso della comunità indispensabili per avere paesi più puliti, più adorni, con strade sicure, dove con minore apprensione, forse con un sorriso in più, potremo condurre la vicenda della nostra esistenza.