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Buongiorno

06.03.2023 - Buongiorno Italia

Scenari politici / Elly Vs Giorgia

- di Chiara Maffei -

La premessa è il dato di cronaca. Il Pd, dopo rinvii, stanche liturgie, primarie tra gli iscritti, primarie allargate a tutti, non poca confusione, e smentendo sondaggi e certezze di eccellenti opinionisti e analisti della politica di casa nostra, ha scelto il suo nuovo segretario nazionale nella persona della giovane Elly Schlein: una della sinistra dura e pura, si sarebbe detto una volta; una che non disdegna il pensiero della Santa Alleanza con il M5S di Giuseppe Conte in versione populista: cosa che già in sé, diciamolo, è una contraddizione in termini rispetto alla cultura politica e il profilo “popolare” di un partito nato essenzialmente dalla fusione delle eredità di Pci, Dc ed altre forze riformiste di sinistra e di centro.

Sarà il tempo a verificare se la scelta è stata azzeccata. Per ora si può solo dire che la sfida affidata alla Schlein non è una passeggiata in pianura con il bel tempo, bensì un’impresa da far tremate le vene ai polsi. La nuova leader dem dovrà vedersela con una Premier e Capo partito tutta “Dio, Patria e Famiglia”; una tosta, molto popolare, piena zeppa della volontà di affermare un’idealità politica prima ancora che la sua persona.” Io sono Giorgia, sono donna, sono madre, sono italiana”, il brand della Meloni. “Io sono un po ebrea, un po cristiana, amo una donna ma non per questo sono meno donna”, replica con altrettanto vigoroso orgoglio la Schlein, senza mancare di aggiungere che ha tre passaporti: un profilo piuttosto radical chic, da aristocrazia di sinistra, ancorché animata da sincero pensiero di cambiamento.

Con queste premesse non è difficile ipotizzare come reagiranno gli elettori della Garbatella o di uno dei tanti quartieri popolari italiani. Per il popolo degli ultimi, cui il Pd della nuova dice di rivolgersi, per quelli che alla fine del mese ci arrivano a stento e di stenti, è prefigurabile una sorta di plebiscito meloniano. Anche perché i più bisognosi hanno già trovato una sponda di ritorno nel grillismo, più populista che mai, interpretato da Giuseppe Conte. Certo, nelle “Ztl elettorali” la partita sarà aperta, ma con i soli radical chic non si sono mai riempite le urne. Senza contare l’altra spina nel fianco di Elly, ossia il rapporto dialettico e politico con quelli del Basta armi all’Ucraina!”; e ciò mentre Giorgia fa capire che imbraccerebbe personalmente il fucile pur di difendere Kiev dall’aggressore (che resta Putin, nonostante lo sforzo patetico di qualcuno che vorrebbe invertire i ruoli oggettivi di chi è stato invaso e chi ha invaso: leggi le ultime dichiarazioni di Lavrov).

Ancora: Schlein e Meloni sono l’una difronte all’altra con due storie personali e familiari molto diverse. Giorgia ha origini umili, ha dovuto fermarsi alla conquista della maturità presso un liceo linguistico di Roma, anche se poi la cultura “generale” e soprattutto politica se l’è fatta sul campo, con la militanza, superando ostacoli non facili e bruciando tappe alte, che le hanno fatto guadagnare prima un posto in Parlamento, più tardi un ministero e alla fine addirittura Palazzo Chigi, con l’onore della prima volta in Italia di un Premier donna.

Elly è laureata summa cum laude, è figlia di docenti universitari, molto benestante, nipote di un noto politico di militanza socialista e garantista a tutto tondo. E’ certamente dotata di piglio, di fortissima volontà, di fine intelligenza e di notevole spessore culturale. Ma la velocità con cui è “volata” dall’anonimato, o giù di lì, prima all’Europarlamento, poi alla vicepresidenza della Regione Emilia Romagna, subito dopo a Montecitorio, e in men che non si dica alla segreteria nazionale del più importante partito di centrosinistra, lascia indovinare che non abbia fatto tutto grazie soltanto al suo carisma, a differenza della storia di Giorgia. Per dire, insomma, che tra le due leader Elly è probabilmente quella con minore forza di autonomia.

Detto diversamente, sul campo di confronto e scontro politico, tradotto in capacità di aggregare maggioranze di governo, almeno in una proiezione a quattro-cinque anni, la leader di Fratelli d’Italia sembrerebbe avere più chance di successo. Anche perché, a voler fare un po’ di conti, nella migliore ipotesi di una alleanza organica Pd-Sinistre varie – M5S – altri eventuali, tutt’al più si arriverebbe al 40% , numeri insufficienti per governare.

Sarebbe comunque un errore madornale chiudere la partita a favore della Meloni in vantaggio consistente quando è appena iniziato questo secondo tempo politico “al femminile”. È pur vero che Elly sarà preso chiamata a fare i conti con capi e capetti del Pd che nemmeno lontanamente si rassegnano al pensiero di poter essere rottamati. Non sarà facile, ad esempio, dire a Franceschini, suo principale sponsor: “Grazie dei fiori, ma adesso riposati”. Non sarà facile tacitare Boccia, ovvero il dem più grillino dello stesso Conte? Idem sul versante Provenzano, autentico interprete della vecchia scuola comunista.

E pur vero, dicevamo, che sarà impresa ardua ammaestrare vecchi leoni e giovani iene del Pd. Ma la stessa Giorgia ha guai non di poco conto nella sua famiglia allargata. C’è attualmente la grana Piantedosi, che è grana simil-Salvini, per via della strage di Crotone. C’è la grana Valditara, altro ministro che farebbe meglio a parlare il meno possibile. Poi ci sono i La Russa boys di Firenze, che rinviano a certe squadracce di nefanda memoria.

Insomma né Giorgia né Elly vivono la migliore condizione interna possibile affinché l’inedito confronto-scontro tra due leader donne possa dare innanzitutto alla Politica, e soltanto dopo ai rispettivi partiti, il cambiamento di marcia, di stile, di civiltà istituzionale che serve per rimettere il Paese sui binari giusti dello sviluppo.

Tuttavia, da cittadini italiani abbiamo il dovere di sperare, dopo tanti fallimenti politici, che almeno una delle due colga l’obiettivo. Anche se l’ideale sarebbe che ci riuscissero entrambe: soltanto l’alternanza di governo delle leadership, in fin dei conti, garantisce il migliore stato di salute della vita democratica, pre-condizione per migliorare il livello di benessere di un popolo, tendere ad eliminare le disuguaglianze, perfezionare ed accelerare i processi di sviluppo.