18.04.2022
Della lunga e interessantissima intervista a Mario Draghi, pubblicata ieri dal Corriere della Sera, a firma del direttore Luciano Fontana, vi propongo, per la Siringa di oggi, il seguente passaggio.
Domanda: “Alcuni nel M5S e molti italiani fanno fatica ad accettare il bisogno di armare l’Ucraina. Cosa risponde?”.
La risposta: “La decisione di inviare le armi è stata presa quasi all’unanimità in Parlamento. I termini della questione sono chiari: da una parte c’è un popolo che è stato aggredito, dall’altra parte c’è un esercito aggressore. Qual è il modo migliore per aiutare il popolo aggredito? Le sanzioni sono essenziali per indebolire l’aggressore, ma non riescono a fermare le truppe nel breve periodo. Per farlo, bisogna aiutare direttamente gli ucraini, ed è quello che stiamo facendo. Non farlo equivarrebbe a dire loro: Arrendetevi, accettate schiavitù e sottomissione - un messaggio contrario ai nostri valori europei di solidarietà. Invece vogliamo permettere agli ucraini di difendersi. Il tema delle armi è serio e non lo sottovaluto: coinvolge scelte etiche anche personali. La decisione non può essere dunque presa con leggerezza, ma i termini sono quelli che ho appena descritto”.
Eccoci al dunque. In poche, chiare, pesate parole, Draghi ha indirettamente reso l’idea della differenza che passa tra chi usa con responsabilità e misura la forza della Ragione, e chi - penso ai Salvini e ai Conte ad esempio - nasconde la debolezza di pensiero dietro la più becera demagogia. È la stessa differenza che passa tra gli Statisti veri, e Draghi sta mostrando sempre più di esserlo; e chi si veste da Statista con la cartapesta perché, al fondo delle cose, gli manca la “stoffa” (e penso ancora ai succitati Salvini e Conte, oltre ai Di Battista e ai diversi intellettuali, soprattutto di sinistra, giornalisti compresi, che cantano, anzi si sgolano a cantare “Bella ciao!” solo quando fa comodo).